Quando il set arriva sul 6 pari, è evidente che da un punto di vista tecnico, tattico e strategico, gli avversari siano preparati allo stesso modo, a quel punto la preparazione e l'allenamento mentale fanno la differenza.
Se parliamo di un terzo set giocato al tie break, tutto quello che vediamo per la chiusura del set è amplificato all'ennesima potenza.
Guardiamo la situazione più da vicino, le coppie in campo si sono giocate il set fino all'ultimo servizio, probabilmente hanno avuto più occasioni per chiudere senza arrivare al 6-6, e non le hanno sfruttate al meglio: inizia il tie break con il quale si giocano in pochi minuti la vittoria del set.
A questo punto la capacità di usare la propria mente in modo produttivo e proattivo è l'unica strategia vincente.
Quando la pressione per la gara sale, si possono innescare diversi tipi di pensieri depotenzianti
pensieri depotenzianti relativi alla propria performance al passato
Per capire cosa succede dobbiamo considerare il concetto della Profezia che si Autoavvera.
Questo concetto è stato introdotto nel 1948 nelle scienze sociali dallo studioso Robert K. Merton. Egli descrive la Profezia che si auto avvera come «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità».
La prima volta che ho approcciato a questo concetto mi è sembrato assurdo, perché la profezia che si autoavvera vale sia senso produttivo che distruttivo, quindi mi sembrava fin troppo facile generare qualcosa di bello.
Già mi immaginavo fresca e riposata in campo a profetizzare che avrei vinto e a vincere: troppo facile no?
Si, in effetti non funziona proprio cosi, eppure funziona, ti dimostro perché: