Assistere alle partite di Padel, per un appassionato è sempre divertente ed interessante e in effetti per chi gioca è anche un'occasione importante per crescere ed imparare.
Succede a volte di assistere ad un march e in occasione di un errore tecnico di vedere il giocatore che lo ha commesso guardare la propria pala come se vivesse una vita propria e fosse responsabile dell'errore.
Oppure succede di vedere dopo un primo fallo in battuta, il giocatore tornare al servizio palleggiando a terra la pallina e scuotendo la testa perché "è sgonfia".
Succede anche di vedere un lob troppo profondo finire al vetro e di vedere il responsabile alzare gli occhi al cielo e indicare il troppo vento che sicuramente ha influito, fino ad arrivare al tappeto con troppa sabbia o poca sabbia che certamente ha generato la scivolata con la quale il giocatore ha subito il punto.
Ci sono varie sfumature di episodi uguali o simili a questi e tutti sono collegati dal sottile filo rosso della responsabilità.
Ad un primo sguardo possono sembrare normali reazioni all'errore e anche risultare divertenti, tuttavia è bene sapere che questo tipo di atteggiamento può danneggiarci nel medio lungo termine e compromettere la nostra performance in campo.
Ognuno di noi può cambiare, migliorare, ottimizzare e in sostanza agire su ciò di cui si assume la responsabilità: tutto ciò di cui non siamo responsabili è fuori dal nostro controllo e possiamo al massimo influenzarlo.
Vediamo degli esempi concreti:
Se ci prendiamo la responsabilità dell'errore, la nostra mente conscia e inconscia lavora immediatamente in Problem Solving e apprendimento.
Ecco che l'errore diventa uno strumento di miglioramento, perché comprendiamo che quel movimento, quella decisione, quella risposta, non sono funzionali.
Se invece deleghiamo la responsabilità a terzi (vento, pala, pallina, campo), l'errore diventa allo stesso tempo sia inutile che impossibile da correggere.
Nel momento stesso in cui prendiamo in considerazione l'idea di sbagliare per cause esterne, rinunciamo a correggere l'errore e ci mettiamo nelle condizioni di ripeterlo, per confermaci che "questa pala proprio non va bene per me" o che "questo campo è veramente terribile".
Qualche tempo fa ho visto per la seconda volta il film Pelè, incentrato sulla vita dell'ex calciatore brasiliano, e di recente ho letto una biografia di un grande personaggio del calcio italiano, in entrambi i casi mi ha colpito il fatto che la tecnica e il talento siano esplosi in contesti in cui l'attrezzatura era in un caso completamente assente, con palloni fatti di stracci e nessun campo regolare, e nell'altro molto rudimentale, il pallone c'era e spesso il campo era il cortile sotto casa o il campetto del quartiere abbellito da tanta fantasia.
Anche se il calcio non è il Padel, è chiaro che in un contesto in cui non hai attrezzatura e strutture a cui dare la "colpa" dei tuoi errori, non puoi fare altro che usarli per crescere, non trovi?
Alla luce di questo, una semplice domanda salva performance può aiutarci ad uscire dalla buia strada delle giustificazioni: cos'ho imparato da questo errore?
A volte basta davvero poco!